Caro Tino,
con ottobre si concludono i dieci anni del portoghese José Manuel Barroso alla guida della Commissione Europea. Dieci anni persi in Europa. La Commissione Europea ha ceduto il passo ai governi, diventando un organismo burocratico invece che il motore della integrazione europea. I governi hanno risposto ai loro elettorati, impauriti dalla crisi e dall'immigrazione, per non perdere voti ed hanno progressivamente ridotto le politiche comuni. Non era questo che ci aspettavamo e di cui discutevamo anche con te, per la tua esperienza di politiche comunitarie.
Mi viene in mente Frontex: questo servizio europeo destinato a fare delle frontiere esterne dell'Unione Europea un tutto unico, indipendentemente dagli Stati di competenza di ciascuna frontiera: era stato pensato come risposta alla sicurezza e alla regolazione dei flussi migratori. È stato lasciato lì, con pochi mezzi e nessuna politica. L'Italia ha dovuto assumersi "Mare Nostrum", con i suoi costi e le sue incompletezze, una volta che i profughi arrivano sul suolo europeo. Solo ultimamente si è deciso di rilanciare Frontex, ma con troppe assenze degli Stati.
Lo stesso discorso vale per la crisi economica e produttiva. La Commissione Europea di Barroso ha continuato nelle politiche iperliberiste di mercato, come se il mondo non stesse cambiando, come se gli Stati Uniti non fossero intervenuti direttamente nell'economia e come se in Cina mercato e Stato non fossero la stessa cosa. I governi hanno pensato di difendere il loro orticello. E adesso anche la Germania ha rallentato e così l'insieme della produzione continentale rischia di diventare insignificante.
L'Europa di Romano Prodi era cresciuta proprio per stare nel mondo globalizzato. L'Europa della Destra di Barroso svanisce nella globalizzazione.
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Il compito che la nuova Commissione Europea ha per i prossimi cinque anni è difficile proprio per le valutazioni di Leopoldo Trovato, come al solito puntuali e… puntute.
A queste difficoltà si aggiungono anche le opinioni pubbliche.
Questa "Europa minore" che siamo subendo ha infatti prodotto insoddisfazione e ha fatto aumentare gli euroscettici; l'euro è visto come una catena e c'è chi invoca referendum per uscire dalla moneta unica; nei rapporti internazionali mancano proposte europee sia per il Mediterraneo sia per l'Eurasia e ciò accresce nei cittadini la sensazione di essere in balia della "Cina".
L'Europa minore è dunque un pericolo. La soluzione è solo in una "Europa maggiore", cioè con una sua forza politica sia interna che esterna. È il tempo per l'unione politica dell'Europa: forse l'ultimo tempo.
Capisco che può sembrare una provocazione con il "sentimento" che gira anche in Italia e che è alimentato dallo stesso presidente del Consiglio. Ho la convinzione che sia invece semplicemente una constatazione.
Certo non è realistico che si arrivi presto ad un governo europeo, ma la direzione di marcia deve essere indicata chiaramente e tenacemente perseguita fino a che non si arriverà: così si è costruita l'Europa fino a prima di Barroso. Altrettanto certo è che o si imbocca questa strada o l'Europa si consumerà: e con l'Europa si consumeranno tutti gli Stati membri, ridotti per un certo numero di anni a "colonie di produzione" e poi solo a "colonie di consumo" in un mercato globale dove i protagonisti saranno definitivamente quelli che per ora sono i nostri competitori.
Jean-Claude Juncker proviene dalla cultura democratico cristiana; ha una forte visione federalista ed ha una spiccata sensibilità sociale (e non mercantile) dell'economia: due componenti essenziali della politica democristiana che ha progettato, costruito ed aggiornato nei decenni l'Unione Europea. Si è impegnato ad essere un politico. Buon lavoro.
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