Il settore dei servizi alla persona e alla famiglia rappresenta un elemento strategico della nostra società non solo per la funzione essenziale che svolge, ma anche perché può e deve diventare un generatore di nuovi posti di lavoro. Questi possono nascere infatti grazie ad una nuova e più razionale regolamentazione del settore, al progressivo e fisiologico aumento della domanda di servizi e all'emersione del lavoro nero. Proprio per questo motivo, dopo un approfondito lavoro di ricerca svolto dal Censis, ho depositato, insieme a Carlo Dall'Arringa, una proposta di legge per introdurre anche nel sistema italiano i buoni lavoro universali per i servizi alla persona. Un lavoro di squadra che ha visto la partecipazione di esperti ed intellettuali come Stefano Zamagni, Walter Passerini, Giuseppe Roma, Mauro Magatti, Flavio Felice.
La riforma si ispira al modello francese dei "Chèque emploi service universel" (Cesu) e opererà per migliorare l'accesso di famiglie e lavoratori ai servizi di protezione sociale, per la cura dei bambini, degli anziani non autosufficienti, delle persone con disabilità o per aiuti domestici. Una legge che riformerà completamente il settore e che avrà importanti ripercussioni anche in Veneto dove i lavoratori domestici (baby sitter, colf, badanti ed assistenti domiciliari per persone disabili o malate) sono circa 140.000. Di questi 70.000 secondo i dati Inps sono lavoratori regolari, ma a questi si devono presumibilmente sommare altrettanti lavoratori privi di contratto e pagati in nero. In Italia, le ultime rilevazione parlano di un milione e 600 mila collaboratori domestici. Un numero che è cresciuto del 53% negli ultimi dieci anni.
La spesa media della famiglia italiana per la collaborazione domestica e i servizi di cura ed assistenza domiciliare alla persona è stata stimata recentemente dal Censis intorno ai 660 euro al mese. Se la riforma andrà in porto, le famiglie potranno godere di una detrazione fiscale pari al 33% (fino ad un massimo di 8000 euro) ed utilizzeranno i buoni lavoro (voucher) per pagare i servizi svolti da collaboratori, imprese, cooperative, asili nido, centri per anziani, organizzazioni del terzo settore e del volontariato (tutti accreditati) che a loro volta possono riscuotere i voucher presso gli istituti bancari convenzionati.
Si tratta di un sistema semplice che permetterà l'emersione del lavoro nero perché la detrazione del 33% renderà vantaggioso per le famiglie l'utilizzo dei voucher. I voucher potranno anche essere dati dalle aziende ai propri dipendenti come forma di welfare aziendale. Analogamente anche amministrazioni locali potranno utilizzare i voucher a favore di persone bisognose o svantaggiate.
Secondo lo studio del Censis, dopo cinque anni di applicazione dei voucher, nel nostro Paese la platea di famiglie in grado di accedere ai servizi socio-assistenziali crescerà di 482mila unità, il numero di lavoratori beneficiari dei servizi di welfare aziendale salirà da 127mila a 858mila, l'emersione del lavoro irregolare raggiungerà le 326mila unità, mentre l'occupazione aggiuntiva è valutabile in non meno di 315mila nuovi occupati.
Anche il Governo ha previsto, tra le linee guida per la riforma del Terzo settore, la disciplina sperimentale del Voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia, come strumento di infrastrutturazione del "secondo welfare. Abbiamo dunque aperto un nuovo cantiere di riforma condiviso dalla maggioranza e dal Governo. Una proposta che nasce dal mondo cattolico, ma sulla quale auspichiamo un'ampia convergenza di tutte le forze politiche e sindacali del Paese.
Giorgio Santini senatore Pd
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La crisi economica ha fatto deflagrare la difficoltà delle famiglie di conciliare il lavoro dei loro con la necessità di sostenere la non-autosufficienza di alcuni componenti. Ben oltre la metà delle famiglie italiane non ce la fa più. In molte situazioni il lavoro perduto o il lavoro precario è stato rimpiazzato con un "lavoro di cura" per l'anziano familiare non autosufficiente, rinunciando alla badante, evitando la protezione in un centro servizi specializzato o addirittura "riportando" a casa anziani già ospiti di case di riposo. Succede anche in Veneto ormai da qualche anno.
Il disegno di legge del senatore Santini è una buona occasione per analizzare nel suo insieme il sostegno comunitario alla non autosufficienza da età e per ripensarlo in forme sostenibili dalle famiglie, dalle istituzioni, dagli anziani stessi. I "buoni lavoro" universali saranno uno degli strumenti di risposta e i vantaggi sono ben descritti. Importante però che attorno alla loro definizione cresca e si diffonda una consapevolezza comune sulla longevità, che oggi è ancora nella dimensione della "paura" piuttosto che della sfida.
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