Natale e poveri
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Açailândia (Brasile), 5 gennaio 2014

Un presepio maranhense
Assomigliano molto piú ai pastori che ai Magi
Papa Francesco ci abitua a fare Natale sempre

Cosa succede attorno alla stalla dove è nato Gesú?
Il Vangelo di Matteo racconta di una visita importante: stranieri chiamati “Magi” vengono da lontano con ricchi doni.
Luca, al contrario, si riferisce a poveri pastori disprezzati dal popolo di Israele, uomini erranti e senza tetto, perché vivono con i loro animali. Sono i primi a visitare e riconoscere il Figlio di Dio.
Penso ai personaggi che hanno abitato il mio presepio maranhense. Assomigliano molto piú ai pastori che ai Magi.
Claudio è di nuovo in carcere. Dopo un lungo periodo in prigione, sembrava che si stesse recuperando, ci visitava frequentemente in casa e aveva fatto una grande amicizia con padre Pedro. Non riusciva a trovare lavoro, ma alla fine ce l’aveva fatta. Spesso camminava tenendo il suo piccolo figlio per mano, mi sembrava l’orgoglio ed il motivo della sua vita.
All’alba hanno trovato il corpo della sua compagna, abbandonato nell’erba al lato della strada. Claudio giura che è innocente; nessuno saprà mai cos’è successo, non è stata fatta nessuna indagine.
Mentre tutti aspettavamo la nascita nella notte brillante e rumorosa di Natale, lui e molti altri dietro le sbarre aspettano da tempo una decisione del giudice nella muffa puzzolente della cella.
La Pastorale Carceraria, come pastori anonimi e spesso senza potere, li visita e li riconosce come Figli di Dio. È il minimo da cui ricominciare.
Judite vive nel quilombo S. Rosa dos Pretos. Il marito l’ha abbandonata, ha due figli che studiano di sera, assieme agli adulti, perché –come nel caso di Gesú- non c’era posto per loro a scuola durante il giorno.
La piú piccola soffre di crisi asmatiche, ma Judite non puó prendersi cura di lei. Lavora come domestica nella casa di un’altra persona, nella città vicina. Dodici ore al giorno, da lunedí a sabato, con il “salario” vergognoso di trecento reais!
Come Maria e Giuseppe, Judite non avrebbe un agnello per presentare il figlio al tempio e dovrebbe accontentarsi di due piccole colombe. Ma sarebbe un’altra “vedova-di-marito-vivo” con tutto il diritto di importunare la giustizia per le condizioni in cui è costretta a vivere.
Tiago da tre anni è migrato da Itapecuru a Uberlândia, nello stato di Minas Gerais. Fa il muratore. È stato il primo a lasciare la cittá in cerca di lavoro, ma vari altri di Itapecuru l’hanno imitato.
In questa notte vicino al Natale Tiago è tornato: come tutti gli anni, vuole partecipare del Tambor de Mina nella Tenda de Nossa Senhora dos Navegantes.
Mãe Severina l’ha curato, prima di partire, ed ora non beve piú nemmeno una goccia di cachaça.
Come i Magi, in ringraziamento, riporta indietro ogni anno la sua vita, batte con forza nei tamburi che animano la danza degli encantados, vibra nel sogno di tornare definitivamente, perché sono qui le radici della sua vita.
Francesco ha passato l’anno scrivendo, perché in questo Natale l’umanità aveva bisogno di una luce e di un canto nuovo. Ci ha lasciato in regalo la sua prima lettera, “L’allegria del Vangelo”, che desidera una chiesa povera per i poveri. Dice che i piccoli dovrebbero sentirsi “in casa” in ogni comunitá cristiana.
Chi abita le nostre case ed i nostri presepi, in questo ed in tutti i tempi di Natale?

PS: i nomi delle persone citate – eccetto l’ultimo - sono stati modificati in rispetto alla loro identità.

Padre Dario Bossi
comboniano

Commenta Tino Bedin

Papa Francesco ci sta insegnando a fare della nostra vita un presepio. A ritrovare nelle relazioni quotidiane, quelle personale e quelle di comunità, i personaggi di un evento che riempie la storia da allora ad oggi e quindi non è mai "storico" ma sempre attuale. Papa Francesco non ha mancato di segnalarcelo anche durante la santa messa della notte di Natale: "I pastori - ha detto - sono stati i primi... a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. E sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. E’ legge del pellegrino vegliare, e loro vegliavano. Con loro ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio".Una verità che padre Dario vive quotidianamente.

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5 gennaio 2014
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Tino Bedin