Don Giovanni Nervo ci ha lasciati. La sera del primo giorno di primavera. Poco dopo avremo ricordato la figura di Luigi Mariani, amico caro di don Giovanni. 21.03.2013 l'inizio di una primavera fredda, per don Giovanni una nuova vita.
Uomo e sacerdote, maestro e testimone, per tanti giovani di diverse generazioni è stato un dono prezioso averlo conosciuto da vicino. Ho avuto la fortuna di avvicinare don Giovanni durante il terremoto del Friuli, quando sotto la sua regia tutta la diocesi si mobilitò. Ricordo che noi ragazzini siamo stati coinvolti dagli educatori per raccogliere, selezionare, imballare, stoccare generi alimentari e per l'igiene, vestiti e giochi, quaderni e penne, via via caricati nei camion per portarli alle famiglie del Friuli. È rimasto un riferimento costante e sicuro. Ci ha accompagnati nella formazione come animatori di Azione Cattolica e come giovani obiettori di coscienza, nelle Acli e nella cooperazione. È stato per me un uomo della congiunzione possibile: vita e fede, cittadino e cristiano, vangelo e costituzione, giustizia e pace, giustizia e carità. Ha tradotto il Concilio Vaticano II prima di tutto nella sua vita con scelte e comportamenti forgiati nella coerenza che gli è costata incomprensioni e mancati riconoscimenti. Ha seminato a piene mani idee forti a cui si sono ispirati cristiani e laici, donne e uomini semplici e studiosi riconosciuti. "La scelta preferenziale per i poveri", in termini laici la tutela dei diritti umani, la carità che non si riduce ad elemosina ed assistenza ma in termini laici si traduce in solidarietà politica, sociale, economica, difende i diritti e promuove l'eguaglianza. La Costituzione con i suoi articoli fondamentali (art..1, art.2, art. 3, art.4) dove si mette davanti a tutto la tutela dei diritti e richiede priorità per i più deboli, perché una distribuzione di risorse eguale tra eguali è giustizia, fra disuguali è somma ingiustizia (don Milani).
Ricordi di incontri e piccoli episodi si rincorrono. Nel 2008 un bellissimo incontro con il suo grande amico Luigi Gui e tanti giovani al Barbarigo dove nel 1944 don Giovanni stampò e diffuse clandestinamente l'opuscolo di Luigi Gui "La politica del buon senso", contributo significativo alla realizzazione della Costituzione. E poi i numerosi incontri con i giovani delle nostre scuole, quando raccontava i tempi della guerra, del suo impegno e dei pericoli vissuti, i suoi impegni nelle Acli, in Zancan, nella Caritas... La carica che infondeva ai diciottenni quando consegnava loro la costituzione, o negli incontri con i giovani in servizio civile, a Civitas e in ogni altra occasione.
Ci mancherà ogni giorno di più, la sua sapienza di vita, la sua capacità di interrogare la coscienza senza fare sconti ma sapendo offrire comprensione paterna. Sentiremo sempre più il bisogno della sua spiritualità incarnata in gesti semplici ma veri e del suo accompagnamento sicuro. Ci mancheranno i suoi auguri a Natale e a Pasqua, le sue note vergate a mano su cartoncino Zancan che dicevano la sua costante attenzione alla vita della città e alle iniziative con i giovani, insieme ad un forte incoraggiamento nel "servizio prezioso" a cui siamo chiamati.
Quando lo definirono fondatore della Caritas disse: "Sono stato come un capo cordata in una scalata alpina, che inevitabilmente ha più visibilità nei media, ma la scalata è egualmente di tutti". Ora, caro don Giovanni siamo noi a scrivere un ultimo immenso Grazie al capocordata. Un grazie che si accrescerà giorno dopo giorno per la vita, le scelte, le opere, le parole e le riflessioni spirituali che resteranno indelebili a farci compagnia .
Carissimo don Giovanni, ora che sei arrivato alla cima e la via è ben tracciata, fissa la corda alla solida roccia. Su quella via, ancorati alla tua corda, noi proveremo a issare le nostra vita.
Un abbraccio filiale
Claudio Piron
assessore del Comune di Padova
Risponde Tino Bedin
La prima volta che lo incontrai, alla fine degli anni Sessanta, don Giovanni Nervo era parroco di Santa Sofia a Padova. Ero un giovane giornalista della "Difesa del Popolo", che doveva scrivere di quella che per me divenne subito la più bella chiesa della diocesi, tanto che la scegliemmo per il nostro matrimonio. Lui non era più lì, ma mi chiedo ora se non fu quel prete a farmi amare la sua chiesa.
Per avere contatti di nuovo frequenti, doveva arrivare il 1992, quando mons. Nervo rientrò definitivamente a Padova da Roma, con l'incarico di coordinatore dei rapporti Chiesa-Istituzione-Territorio della Diocesi di Padova: un ambito che aveva diretta incidenza sia sulla "Difesa" che sulla Fondazione Lanza, attività della nostra Chiesa cui allora mi dedicavo.
Poi fui io ad... andare a Roma, nel 1994, come senatore.
Di una cosa soprattutto sono debitore a mons. Nervo in quegli anni: la sua attività e il suo pensiero non mi hanno fatto sentire solo come cattolico democratico, impegnato nel Partito Popolare e nell'Ulivo. La Chiesa italiana non apprezzava quell'esperienza e non mancava di farlo sapere pubblicamente, puntigliosamente, quasi quotidianamente attraverso "Avvenire". Altrettanto puntigliosamente mons. Nervo non cessava di ricordare ed attualizzare la Dottrina sociale della Chiesa, ma non solo in teoria, nella concretezza dell'attualità politica. Ed era quindi un "ristoro" per me partecipare con lui a tavole rotonde e confronti nelle comunità padovane.
A conclusione del mio servizio parlamentare, nella campagna elettorale in cui avrei raccontato e difeso la nostra attività, mons. Nervo fece ai cattolici impegnati in politica un regalo che conservo per me ed ora ripropongo.
Lettera di Don Giovanni Nervo alla rivista "Settimana",
pubblicata nel numero del 12 marzo 2006
Caro Direttore,
i parroci hanno ricevuto in questi giorni una lettera, scritta molto bene, dal coordinatore nazionale di Forza Italia, onorevole Sandro Bondi, con allegato un elenco di provvedimenti del Governo sul piano sociale e a favore della Chiesa, che sarebbero ispirati alla "Dottrina sociale della Chiesa".
Lo scopo della lettera, a un mese dalle elezioni, è evidente: un invito a votare Forza Italia che ha dimostrato di tradurre in atto la dottrina sociale della Chiesa e ne favorisce gli interessi.
La lettera è intelligentemente rivolta ai parroci, che sono a contatto diretto con i cristiani che votano e, magari richiesti dì consiglio, possono orientarne il voto.
I motivi per persuadere i parroci e i loro parrocchiani a votare in questo senso sono due: perché ha dimostrato di sostenere gli interessi della Chiesa; perché ha dimostrato di ispirare gli atti di governo alla dottrina sociale della Chiesa.
I parroci hanno avuto l'opportunità di valutare serenamente ma anche criticamente per un giusto discernimento queste due motivazioni?
L'attuale governo ha favorito la Chiesa? I sei provvedimenti presentati come favori sono diritti e ora con questa lettera l'onorevole Bondi manda il conto. E l'indipendenza della Chiesa?
Molto più grave è il secondo problema: il governo ha ispirato la sua azione alla dottrina sociale della Chiesa, perciò chiede ai parroci il voto dei cattolici.
Ma la filosofia e l'azione politica di Forza Italia e del governo esprimono veramente la dottrina sociale della Chiesa?
Principio fondamentale della dottrina sociale della Chiesa è che "ogni essere umano è persona (...) soggetto di diritti e di doveri (...) universali, inviolabili, inalienabili" (Pacem in terris, n. 5).
II neoliberismo economico che ispira la politica dell'attuale dirigenza politica e che mette al centro, come valore fondamentale, l'economia e il mercato non si ispira certo alla dottrina sociale della Chiesa.
La Pacem in terris (n. 12) afferma i diritti di emigrazione e di immigrazione: "ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell'interno della comunità politica di cui è cittadino; e ha pure il diritto, quando leggittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse".
La legge Bossi-Fini e la politica della Lega, che è membro del Governo, vanno in senso opposto.
Sempre la Pacem in terris (n. 36), citando Pio XII, afferma che "tutelare l'intangibile campo dei diritti della persona umana e rendere agevole il compimento dei suoi doveri vuole essere ufficio essenziale di ogni pubblico potere". E continua: "per cui ogni atto dei poteri pubblici che sia o implichi un misconoscimento o una violazione di quei diritti, è un atto contrastante con la stessa loro ragione di essere e rimane per ciò stesso destituito di ogni valore giuridico".
Come si comportano Forza Italia e il governo di fronte ai pubblici poteri che, nel caso, sono il potere legislativo e il potere giudiziario?
"Non possiamo non rilevare - osservava il magistrato A. C. Moro:
- che la legge, che dovrebbe nascere da una superiore sintesi degli interessi generali, sta divenendo sempre più funzionale a tutelare interessi particolari di chi in quel momento detiene il potere (...);
- che la legge diviene l'occasione per retribuire chi ha assicurato o assicura nel futuro consensi (le leggi "compensative" o "di scambio");
- che la legge è funzionale o ad assicurare privilegi a una persona (le leggi ad personam, come quella che si è concepita per salvare Previti dalla galera, sconvolgendo così l'intero sistema penale), o anche - è un'assoluta novità - le leggi contra personam, come quella per impedire a un magistrato di poter concorrere a un incarico.
Il diritto entra in profonda crisi se rimane mera declamazione e se si diffonde l'idea, premiata, che la violazione delle norme esistenti è non solo moralmente lecita, ma anche sostanzialmente impunita.
Mai come in questi anni si è ratificata, anche a livello governativo questa distruttiva tendenza a considerare le norme che regolano la vita sociale come meramente opzionali. Abbiamo sentito un presidente del Consiglio affermare pubblicamente che è comprensibile e giustificato che si evadano le tasse. Abbiamo assistito a una continua esaltazione della corruzione in politica come funzionale al suo naturale svolgimento e, nel contempo, a una pesantissima condanna dei magistrati che doverosamente perseguivano comportamenti penalmente rilevanti.
Abbiamo sentito il presidente del consiglio impudentemente affermare che chi impronta, come il magistrato, la sua vita al rispetto del diritto e al suo servizio non può essere normale ma è un folle, e che chi opera per la legalità e per difendere e attuare lo stato di diritto non può non essere considerato "antropologicamente diverso dal resto della razza umana".
Abbiamo assistito a una tutt'altro che nobile gara ad assicurare - attraverso condoni, sanatorie d'ogni genere, prescrizioni, amnistie, perfino leggi ad hoc per depenalizzare gravi illeciti precedentemente commessi - l'impunità a tutti coloro che, nei più diversi campi, hanno violato la legge, dando la chiara percezione al cittadino onesto di essere considerato un minus habens e il cittadino disonesto che persevera nel suo comportamento sarà sempre premiato con l'impunità" (A. C. Moro, II futuro è nelle nostre mani: appunti su un mondo in trasformazione, Studi Zancan n. 6/2005).
Di fronte a questa evidente manipolazione della sua dottrina sociale e alla chiara strumentalizzazione della sua organizzazione, aggredendo i punti più deboli e indifesi, i parroci e le parrocchie, come reagisce la Chiesa?
Sarebbe interessante e utile conoscere come hanno reagito i parroci alla lettera dell'onorevole Bondi. I giornali riferiscono che alcuni di essi hanno rispedito la lettera al mittente. Qualcuno più sprovveduto può essere anche rimasto abbagliato da quella lettera.
Sarebbe anche utile conoscere come reagiscono gli uffici diocesani di pastorale sociale che hanno il compito istituzionale di far conoscere la dottrina sociale della Chiesa e promuoverne l'attuazione.
La rivista mensile "Vita pastorale" dei Paolini, nell'editoriale dell'ultimo numero dice: "II Polo ha elevato a sistema la corruzione e il furto. Basta vedere alcune leggi fatte per salvare certi personaggi e soprattutto pensare ai condoni: che cosa sono se non la legalizzazione della illegalità e dell'evasione fiscale? E questa è ancora un furto o è diventata una virtù? I cristiani sanno che per un credente vale molto di più l'esempio che l'astratta affermazione dei valori. Vedi la famiglia. Il centrosinistra - sottolinea "Vita Pastorale" - sembra accettare le coppie di fatto e volere una normativa in proposito. Il centrodestra si proclama grande difensore della famiglia tradizionale. Ma come si fa a dimenticare che quasi tutti i capi sono divorziati e risposati, o hanno scelto di trasformare la loro unione in coppia di fatto?"
E le altre riviste cattoliche e pastorali hanno reagito e come?
Se questa evidente adulterazione della dottrina sociale trovasse nella Chiesa solo silenzio ci sarebbe molto da riflettere.
E i lettori di "Settimana" che cosa ne pensano?
Non potrebbe essere questa anche una provvidenziale occasione per verificare la nostra conoscenza della dottrina sociale della Chiesa, il nostro impegno a farla conoscere e la nostra coerenza a viverla a tutti i livelli, cominciando dalle nostre comunità parrocchiali alle quali avvedutamente ha pensato l'onorevole Bondi, come campo fertile di voti, indirizzando quella lettera ai parroci? San Paolo dice: "diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum" e Sant'Agostino aggiunge: "etiam peccatum".
Sac. Giovanni Nervo
|