Tento anch'io qualche riflessione che vada oltre l'esito elettorale
e che ci provochi a ragionare sul futuro, auspicando un necessario ampio dibattito…
Mi pare che di fronte
alle vicende serie del Partito Democratico e a quelle gravi dell'Italia,
non ci siano permesse coperture od omissioni, nè nostalgie o presunzioni.
Premessa. Il risultato elettorale colloca l'Italia e gli italiani in una situazione talmente difficile e delicata, quale e quanto mai si è verificata nel postelezioni dal 1948 in poi.
E ciò, per vari motivi:
- il vero e proprio impasse istituzionale, a seguito degli esiti del voto che vedono la politica in una condizione confusa e impotente;
- l'incalzante e crescente crisi occupazionale ed economica, del tutto priva per ora di varchi di uscita, quanto piuttosto di ulteriore buio, che allarma seriamente cittadini, famiglie e la loro sicurezza (con capannoni che chiudono, negozi con serrande abbassate, disoccupati e cassintegrati che circolano nelle piazze in attesa, con delusione e sconforto di imprenditori, di lavoratori, dei giovani…). Una crisi che preoccupa fortemente i politici responsabili i quali non sanno quali misure davvero efficaci adottare sul piano economico generale e in favore della ripresa del lavoro e che vivono anche il timore di eventuali rischi di tenuta sociale;
- il termine del mandato presidenziale e il venir meno del saggio e autorevole riferimento nel presidente Napolitano e l'elezione del nuovo Presidente;
- l'infelice ed ininfluente esito della scelta del presidente del Consiglio Monti di presentare una sua lista;
- i rischi che in un possibile vuoto di potere a causa del sistema politico progressivamente eroso e scardinato possa aprirsi lo spazio per qualche "avventura" che potrebbe divenire seriamente pericolosa per la nostra democrazia.
La società non segue il nostro percorso. Con i risultati delle elezioni politiche 2013 noi del Partito Democratico subiamo l'ennesima (desolante) conferma che l'Italia non vuole essere governata da questa Sinistra
(quando gli elettori hanno dato il voto al centrosinistra fidandosi di Prodi - 1996; 2006 - nelle elezioni successive - 2001; 2008 - l'hanno ritirato e per responsabilità politiche anche dello stesso centrosinistra)
e ciò, nonostante la tenacia, insistenza, pazienza, attesa… così prolungate di noi dirigenti, militanti, simpatizzanti permanenti od occasionali e di tutta quella gente che continua a credere nelle nostre proposte!
Il nostro progetto e molte delle nostre proposte politiche, unitamente al profilo personale e politico di numerosi dirigenti nazionali e anche locali, si risolvono quasi in "forzature politiche" che facciamo, perché la maggioranza degli elettori non intende assimilarle, ma continua a respingerle!
L'on. Bersani si porta sulla groppa (e lui li porta anche volentieri) i pregi, i forti limiti, il peso di una storia lontana e recente sua e di molti altri, alla quale a lui piace rimanere legato e dalla quale conferma di trarre origine e alimento.
Con lui e come lui stanno molti dirigenti vecchi e attuali provenienti specialmente dal PCI o dal PDS i quali, però, appaiono agli elettori non sufficientemente credibili nel loro periodico tentativo di cambiare pelle.
Si associano quei "giovani" dirigenti nazionali del partito che stanno attorno a Bersani e quei dirigenti anche locali i quali, invece di proiettarsi in un futuro libero e disancorato da vecchi schemi storici seppure aggiornati, si irrigidiscono in una loro nicchia identitaria che vorrebbe essere perfino ideologica e ambiscono a rinnovare e a rinsaldare quel filo storico politico.
Non possiamo che prendere atto che gli elettori rifiutano di venire governati da costoro.
Un giornalista non di destra come Aldo Cazzullo ha ripetuto il 7 marzo che gli italiani non vogliono a Palazzo Chigi un ex PCI. (Lo cito io che ho votato la fiducia al governo D'Alema, il quale sta ancora scontando il fatto di essere divenuto capo del Governo, senza passare attraverso le elezioni).
Guardiamo ai cittadini. Sì, non per accusarli di non capire, ma piuttosto per comprendere i motivi del così largo distacco registrato tra noi (che rappresentiamo soltanto il 25%) e moltissimi di loro.
Tra i dati che sconcertano di più c'è l'esito del voto per la Regione Lombardia.
La Giunta regionale era caduta per gli scandali provocati dai comportamenti di così tanti governanti di Pdl e Lega. C'era un candidato del centrosinistra del tutto nuovo, realmente civico ed espressione della cosiddetta società civile, personalità riconosciuta e rispettata (Ambrosoli). Il PD e il centrosinistra erano dunque nella migliore condizione per vincere. Invece, ha vinto Maroni, il candidato che era al massimo della crisi interna ed elettorale della Lega! (Non parliamo poi della scelta sprovveduta fatta da Monti di dichiarare il voto per Albertini).
Potremmo continuare con la constatazione - quasi incredibile - che il Pdl con Berlusconi (nonostante scandali numerosi di lui e di molti uomini legati a lui e al suo partito, episodi gravi di corruzione, incapacità di governo dimostrata nelle grandi questioni, discredito internazionale, disinteresse ai problemi veri della gente) ha rischiato di arrivare primo alla Camera, pur avendo perso 6.300.000 voti rispetto al 2008!
Abbiamo visto - purtroppo - che non ha pagato il PD neppure l'avere scelto il candidato premier con elezioni primarie libere che hanno portato 3 milioni di cittadini al voto e neppure l'aver cambiato così tanti parlamentari, scegliendoli pure attraverso le primarie, come ha fatto il PD (che ha perso 3.500.000 voti rispetto al 2008).
La campagna elettorale è stata alimentata da scandali politici sconcertanti e gravi (v. in Lombardia, nel Lazio, con il largo coinvolgimento di parlamentari di vari partiti ma in modo assolutamente prevalente del Pdl e Lega, oltre ai nostri Penati e Lusi) e dall'incapacità di PDL e Lega, prima, e dei partiti tutti, poi (compreso il PD nell'ultimo anno), accomunati nell'ingiusto e sbrigativo giudizio di non essere riusciti a fare riforme autentiche e profonde su alcune questioni maggiormente richieste dai cittadini.
L'anno del governo Monti ha fatto dimenticare ai cittadini i tre anni e mezzo (oltre ai precedenti cinque) del governo Berlusconi!
I cittadini hanno dimenticato così presto l'irresponsabile governo di Berlusconi con i danni che ha prodotto, ma non intendono dimenticare origine, storia, errori dei dirigenti del centrosinistra.
Purtroppo, ma accade così!
E noi non possiamo arrabbiarci con gli elettori, ma ne prendiamo atto, cercando di cambiare noi nella nostra proposta politica.
Alcuni limiti pesanti. Accanto a non pochi elementi innovativi e importanti di contenuto e di metodo con cui ci siamo presentati agli elettori, abbiamo pressochè fatto nostro il programma economico della Cgil: pensiamo che questa sia la ricetta con cui convincere i cittadini?
Come hanno osservato altri, è possibile che tra gli 8 punti del programma di governo non appaia il soggetto famiglia con i suoi grandi bisogni e con le sue potenzialità e ci si preoccupi invece, così tanto delle unioni civili omosessuali, che riguardano un numero limitato di soggetti? E tralasciamo, tra l'altro, le famiglie costituite da coppie di fatto eterosessuali che sono molto più numerose e molto spesso con figli a carico.
Continuiamo a rivolgerci soprattutto alle tradizionali componenti lavorative e sociali che, invece, da parecchio tempo sono divenute molto mutevoli e imprevedibili nel voto.
Talvolta noi abbiamo dato l'impressione di vivere distaccati dal sentire vero della società, specie nell'ultima legislatura quando, nel progressivo discredito del Parlamento presso i cittadini mossi da una rabbia in crescita, anche i rappresentanti parlamentari più seri (come i nostri padovani) hanno rischiato di non trovarsi più in sintonia piena con la gente o comunque di dover pagare per i veri responsabili.
Sia permesso di richiamare, nel nostro piccolo, come esempio, un fatto indicativo: nel luglio scorso, nel corso di una riunione dei segretari delle sezioni del Partito Democratico del camposampierese con i parlamentari padovani e con due consiglieri regionali, oltre al segretario provinciale, i segretari delle sezioni e altri militanti di base furono piuttosto schietti e certamente ruvidi nel chiedere cambiamenti rapidi e radicali al partito e al governo (nuova legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, sostituzione nelle successive elezioni dei parlamentari anche padovani del PD, forte riduzione del finanziamento pubblico dei partiti, lotta profonda e vera all'evasione fiscale…).
Colpì la reazione risentita e stizzita di tutti gli ospiti presenti i quali denunciarono con forza, in quella e poi in successive sedi, la superficialità, l'inadeguatezza e la scarsa responsabilità dei dirigenti locali del partito nel ragionare di questioni politiche.
(Credevo e) credo che quelle richieste fossero, invece, espressione vera della società. E mi pare che siano certamente da collocare tra le motivazioni non soddisfatte che hanno spinto ora molti elettori a dare il voto al Movimento 5 Stelle.
Ampiezza della questione.
Ma la questione del rapporto della sinistra con il Paese (dico della Sinistra, perché questa volta la proposta elettorale è stata percepita come proveniente e rappresentata dalla Sinistra, non dal Centro-sinistra) è, come tutti sappiamo, più ampia, perché sono in posizione critica o contraria al Centrosinistra (si può dire da sempre), dato che non ci considerano all'altezza del compito o non si fidano compiutamente di noi:
- alti dirigenti dello Stato e molta burocrazia amministrativa di stato, parastato, regioni… tenendo conto del notevole potere di incidenza e di influenza seppure indiretta che la burocrazia comunque ha nella condivisione o meno, e poi nelle modalità e nei tempi di applicazione di leggi e normative,
- i cosiddetti "poteri forti" = banche, fondazioni, aziende di stato, grandi industrie, molti media (costantemente impegnati a trovare e a propagandare gli aspetti critici del Pd),
- la grande schiera di industriali, artigiani, commercianti, lavoratori autonomi, popolo delle partite Iva, i quali non si staccano dalla convinzione o dal timore che la politica economica e quella fiscale del centrosinistra li penalizzi e li danneggi,
- l'Europa di oggi (le istituzioni europee, la prevalenza politicamente moderata delle cancellerie dei governi europei, lo stesso Hollande che aveva preso posizione assieme agli altri a favore di Monti) preferiva Monti, da anni inserito nelle istituzioni comunitarie e trovato interlocutore italiano finalmente affidabile, in ogni caso prima e di più di un governo di sinistra,
- la Chiesa italiana (la Cei di Ruini lo fece in forme nette e pubbliche, ma pure la Cei più prudente e attenta di Bagnasco è su posizioni simili, seppur espresse con stili e metodi diversi. Bagnasco fu addirittura il relatore all'assemblea del mondo cattolico ("parziale") chiamata "Todi 1" e con lui concorda la maggior parte di parroci e preti delle parrocchie).
Senza dimenticare l'iniziale appoggio dato in forma plateale addirittura da Oltretevere, alla formazione della Lista Monti!
PD: partito non nuovo, non moderno, non libero dal passasto.
La conclusione desumibile è che il Partito Democratico - anche se ad ogni elezione cambia il suo capo (e pur se arriviamo a fare ciò che nessun partito europeo fa: primarie per il leader e primarie per i parlamentari! Elezione del 42% di donne e presenza di molti giovani) - non appare agli italiani
il partito nuovo, moderno, libero dal passato, che abbiamo immaginato e sperato.
Appare invece, un insieme di culture e di sensibilità, disomogeneo al suo interno, perché è ritenuto composto da ex comunisti+cattolici di sinistra, legati al passato, che cambiano periodicamente veste mantenendo la medesima pelle e che sono inseguitori accaniti di un sogno loro proprio, anche nobile di per sé e valido per alcuni aspetti, che però, non viene condiviso dalla maggioranza dei cittadini.
I nostri obiettivi di maggiore giustizia sociale, di moralità della politica, di lotta all'evasione fiscale, alla corruzione, di impegno serio per il lavoro e per il risanamento dello stato e dei suoi conti pubblici, di riforma delle istituzioni politiche parlamentari convincono in alcuni casi, lasciano indifferenti in altri, talvolta addirittura preoccupano, ma in ogni caso alcune delle proposte, il modo, le persone, lo stile di governo degli uomini di sinistra non convincono.
E così, noi rimaniamo fermi allo zoccolo duro degli elettori votanti storicamente per la Sinistra, nonostante le azioni importanti di rinnovamento interno che periodicamente intraprendiamo.
Una larga fetta di cittadini (quella che è maggioritaria nel Paese) continua a riconoscersi in una forza politica o in forze politiche diverse dalla nostra come è e come si presenta oggi e preferisce formazioni di centro e di destra, di conservatori o di riformisti considerati moderati dai quali pensa di ottenere maggiore sicurezza e prospettive più sicure.
Per un soggetto politico di cambiamento. Possono aprirsi due strade.
Noi possiamo continuare a dare la nostra testimonianza, seria e responsabile, convinti della giustezza delle nostre posizioni e dell'errore o dell'insufficienza di quelle altrui, prendendo atto dell'attuale incapacità degli elettori di fare un salto culturale per capire la superiorità delle proposte del centrosinistra, in attesa di… condizioni politiche e sociali mutate!
Ma è pur possibile pensare: non possiamo stare ancora fermi, presuntuosamente convinti, dentro il nostro fortino di "deserto dei Tartari", o nell'attesa di un qualche "Godot", unicamente per dare soddisfazione a noi stessi e ai nostri amici, attendendo ogni volta di vivere le prossime negative conferme.
Dunque, la seconda posizione, ossia quella dei molti anche di noi che non sono più disponibili a votare il PD com'è adesso, per il governo del Paese, richiede convincimenti importanti da assimilare rapidamente e da tradurre in scelte concrete per il futuro.
Il Partito Democratico non può assomigliare al PCI o al PDS-DS che va invece archiviato del tutto, a Roma come altrove (Padova inclusa), anche nelle latenti nostalgie o nei richiami inconsci. Né si vuole che esso assomigli all'ex Margherita (ma non le assomiglia proprio, anche se in posti di rilievo ci sono Bindi, Franceschini e Letta, i quali appaiono, di fatto, tutti e tre a servizio pieno del capo).
Mettiamo da parte l'idea che il nostro compito fondamentale sia quello di rappresentare la Sinistra e quindi di rivolgerci a tutta la Sinistra cercando di comprenderla. Nel 2008 ci si preoccupò dell'Italia dei valori di Di Pietro, finita poi in tal modo! Questa volta è stato per Sel che, tra l'altro, è uscito dalle urne molto ridimensionato - 3% - come è accaduto a quel coacervo eclettico di estrema sinistra e altro che era rappresentato da Rivoluzione civile di Ingroia. Non mi risulta facile dimenticare che l'on. Vendola fu uno dei deputati di Rifondazione comunista che, guidati dall'inaffidabile Bertinotti (che nel 1998 e poi nel 2006 fu carezzato e blandito da DS, cattolici della Margherita e salotti radical chic) fecero intenzionalmente cadere il governo Prodi nel 1998.
Considerato che le categorie cultural politiche di Destra e di Sinistra sono diventate molto instabili e discutibili in ambito europeo e nazionale e che le usiamo soprattutto per comodità linguistica, noi vogliamo finalmente rivolgerci al Paese, a tutto il Paese per come esso è e per ciò che esso chiede a noi.
Lasciamo da parte le disquisizioni al nostro interno, tra cattolici del PD, se sia da seguire di più la linea di Bindi e altri di mirare a realizzare nel tempo un "meticciato" politico culturale tra cattolici ed ex comunisti dentro il PD (esperienza che assomiglia sempre più a quella rivelatasi ininfluente e fallimentare dei Cristiano sociali), o quella di Fioroni e altri che mirano a salvaguardare la specificità dei cattolici dentro una propria nicchia distinguibile e integra all'interno del PD.
Su ciò pochi ormai ci seguirebbero, visto che si è ulteriormente ridotta la presenza dei cattolici e del loro pensiero tra gli eletti PD.
Al di là di come evolverà la vicenda del necessario governo da dare al Paese, per quanto riguarda il partito - questione che qui viene trattata - questo è il tempo del cambiamento netto, a partire da un'ottica culturale da mutare profondamente e da subito per riuscire a parlare al Paese intero, come partito non preoccupato di evidenziare la sua identità di sinistra, ma libero, nuovo come doveva essere e che guarda al futuro.
Rifiutiamo soluzioni sbrigative e rischiose di costruzione di una democrazia diretta fatta dalle piazze e dal web, che mira ad eliminare i corpi intermedi (partiti, sindacati, associazioni rappresentative, ecc., come sembra venire proposto da Casaleggio e da Grillo). Crediamo che la democrazia, che dobbiamo comunque cercare di rendere molto più consapevole e partecipata da parte dei cittadini, abbia bisogno di forze intermedie responsabili e che si alimenti di elaborazione e di rappresentanza.
Alla ricerca di una via d'uscita. Una nuova legge elettorale, che questa volta dovrebbe venire approvata (!), dovrebbe produrre rappresentanze molto più proporzionate ai voti ottenuti. E' un passaggio fondamentale ed è tutt'altro che ininfluente come essa sarà.
Siamo attenti a non intraprendere azioni che condizionino negativamente l'attuale sforzo di costituzione di un Governo guidato dal PD,
ma se la soluzione politica dovesse bloccarsi e divenisse necessario ricorrere a una nuova consultazione elettorale entro pochi mesi, potremmo aprire due possibilità.
1) Dovremmo essere pronti a presentare agli elettori un Partito Democratico che sia una forza politica nuova, che muti profilo politico, proposta programmatica, candidato, che appaia e sia moderato e riformista, riequilibrato al centro rispetto all'attuale sua posizione, moderno, europeo, non preoccupato di inglobare la sinistra estrema, capace di proposte riformatrici chiare e coraggiose, con a capo una figura giovane priva di una storia politica troppo caratterizzata.
Sì, può essere Matteo Renzi. Gli elettori, se hanno dato così tanti voti al Movimento 5 Stelle, non avrebbero le remore che hanno molti all'interno del PD, a dare il voto al sindaco di Firenze, poiché sembra ritenuto da molti cittadini uno dei pochissimi, forse capaci di cambiare alcune cose. Perché si presenta intelligente, brillante, tenace, dotato di fantasia e di caparbietà fiorentina e la sua freschezza e novità nel tipo di proposte, nel linguaggio, nello stile colpiscono gli elettori. E pure la lealtà e correttezza politica che finora ha dimostrato. Tali caratteristiche spesso rappresentano ciò che gli elettori desiderano sentirsi dire e, al di là della captatio benevolentiae, molte proposte avanzate sono certamente innovative e valide per il cambiamento richiesto.
Se accadrà così, dovremo riprendere con lui pressochè tutte le idee che egli ha proposto nella campagna elettorale per le primarie e che avevano affascinato tanti cittadini. Negli stessi 8 punti della proposta di governo di Bersani ci sono alcune di quelle proposte, anche se sono espresse con maggiore complessità ma con minore chiarezza. Come ci sono pure nel programma del Movimento 5 Stelle.
Renzi poi, accanto alle sue proposte importanti di riforme nuove che ha annunciato, dovrà sforzarsi di accogliere e di fare propri contributi e proposte che permettano di arricchire e approfondire e in alcuni casi di precisare meglio i suoi contenuti politici per il governo dell'Italia, in particolare sulle grandi questioni impellenti dell'economia e del lavoro, dei rapporti politici ed economici con l'Europa, di altre questioni finora poco trattate.
Egli dovrà ottenere il sostegno effettivo di tutto il partito, perché è vero che è avvenuto un ampio ricambio generazionale nei gruppi parlamentari, ma i cittadini non se ne accorgono perché, almeno per ora, non possono che associare all'idea e all'immagine del Partito Democratico i volti, i linguaggi, gli stili dei soliti vecchi dirigenti.
Dovremo mettere attorno a Renzi persone in buona parte nuove o lasciare che se le metta lui.
I giovani appaiono più liberi, meno condizionati e più trasparenti nell'azione politica, più capaci di noi di usare linguaggi e di formulare proposte interessanti e utili. E la chiarezza e comprensibilità comune delle proposte di Renzi e di molti giovani hanno contribuito al suo successo.
Occorre nel contempo che tutti noi, ampiamente sperimentati, facciamo due passi a latere (da D'Alema, Veltroni, Bindi, Franceschini, Fassina e i "giovani turchi", ecc…, e pure ai livelli regionali e provinciali) e che proviamo a fidarci.
2) Se i tempi a disposizione si allungassero perché nel frattempo si riesce a costituire un governo che ha una sua durata e se in tal caso il progetto sopradescritto di cambiamento del Partito Democratico non si realizzasse perché esso mantiene o eventualmente accentua la sua caratterizzazione a sinistra (magari con prossime scelte di una segreteria di sinistra identitaria), proviamo a pensare a dar vita a un movimento politico nuovo, di centro-sinistra, moderno ed europeista, distinto dal Partito Democratico, che si rivolga alle forze di centro del Paese e si allei con esse per rappresentarle, che proponga un progetto coraggioso e chiaro negli obiettivi, che abbia il coraggio poi di fare le conseguenti riforme, nascendo come alleato della sinistra e quindi del Partito Democratico.
Più forze distinte del centro e della sinistra (quelle disponibili a starci e tra le quali non è indispensabile che ci sia la sinistra estrema) potrebbero mettersi insieme attorno a una specie di nuovo Ulivo ed elaborare un progetto di governo per il quale si cercano le convergenze possibili.
In entrambi i casi appena descritti si dovrebbe provare a dialogare in maniera convincente e possibilmente arrivare a rappresentare anche quelle componenti sociali importanti e moderate, ma che si dichiarano disponibili a riformare radicalmente l'apparato dello stato, a sanare i conti pubblici, a rilanciare l'occupazione e l'economia, a predisporre un nuovo necessario modello di welfare adeguato ai bisogni mutati e alle risorse mutate del futuro, com'era forse potenzialmente nelle intenzioni della lista Monti, ma che furono espresse in modo così confuso e parziale.
Forse, se riuscissimo sperabilmente nella prima ipotesi, o eventualmente nella seconda, potremmo recuperare una parte di elettorato che è al di là dello "zoccolo duro" tradizionale e che risulta indispensabile affinchè riusciamo a rappresentare una parte più ampia di cittadini e quindi
a vincere e a governare con una sufficiente stabilità,
nell'interesse dell'Italia.
La situazione politica ed economica generale è così difficile e rischiosa per il futuro, che merita l'adozione di interventi anche radicali e di stacco dalle nostre preferenze, se queste non riescono a raggiungere soluzioni efficaci come è stato sufficientemente dimostrato.
Il necessario realismo e il doveroso senso di responsabilità civile non ci permettono di stare fermi a registrare ulteriori difficoltà nostre e altri avanzamenti possibili della rabbia organizzata e di movimenti demagogici e populisti pericolosi,
ma ci impongono di assumere iniziative nuove e rapide per superare i drammi presenti e le difficoltà future della nostra società e soprattutto delle giovani generazioni.
Dino Scantamburlo
consigliere della Provincia di Padova
Risponde Tino Bedin
Caro Dino, ho letto - come sempre con partecipazione - il tuo ricco contributo; questa volta è così ricco che la riflessione deve essere lunga. La mia la condividerò.
Solo su un punto - probabilmente decisivo - ti aggiorno sull'attuale stadio della mia riflessione sociale e comunitaria, prima che politica; è in buona sostanza il punto che tu hai sottotitolato "Guardiamo ai cittadini".
Il risultato elettorale mi ha portato mettere in discussione un postulato, su cui negli anni ho fondato la mia attività giornalistica prima e parlamentare poi: è quello che afferma "L'elettore ha sempre ragione". Il che vuol dire che qualsiasi voto è giustificato e che tocca poi ai partiti farsene carico.
Dopo queste elezioni penso che l'esercizio del voto comporta dei doveri per ciascun cittadino, comporta soprattutto una responsabilità personale che riguarda le conseguenze del proprio voto.
Il quarto degli italiani che ha votato M5S ha sostenuto un progetto che prevede il ritorno alla moneta nazionale e l'addossamento del fabbisogno di debito pubblico esclusivamente sugli italiani (con l'unilaterale cancellazione del debito esterno). Sono due scelte che hanno incidenze dirette sul valore degli stipendi e sulla quantità di benessere che puoi comprare. Ha cioè incidenza diretta sulla vita di ciascuna famiglia.
Un altro quarto (anche più abbondante) di italiani, quello che ha votato per Berlusconi e in Lombardia anche per Maroni, ha sottoscritto un progetto di "macroregione del Nord" in grado di scardinare l'unità nazionale sia sul terreno delle decisioni, sia su quello dei rapporti europei, sia su quello della solidarietà fra territori. Questo progetto ha conseguenze dirette sul posizionamento delle imprese sia in Italia sia in un contesto europeo e globale; almeno nel medio periodo le indebolisce ed essendo le nostre imprese anche al Nord già febbricitanti è probabile che le faccia morire prima che possano riprendersi.
Uscita dall'euro e frantumazione del governo dell'Italia sono stati due progetti ben chiari in campagna elettorale; non erano "nascosti" in programmi che nessuno legge; sono stati proclamati e semplificati perché fossero percepiti.
Messi insieme (ed in parte sono anche concettualmente complementari) sono stati votati dalla maggioranza degli italiani.
Ciascuno di questi elettori ha ed avrà qualche responsabilità personale quando queste loro richieste saranno votate dal Parlamento? O la colpa sarà solo dei parlamentari (che adesso, abbiamo imparato, hanno anche vincolo di mandato)? Ciascuno di questi elettori avrà titolo di prendersela con "la politica" per le conseguenze del suo voto?
Per intanto finisco con questi punti di domanda.
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