Gioco d'azzardo e patologie
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Firenze, 5 marzo 2013

È giusto che lo Stato incentivi un'attività che può provocare insidiose patologie neuropsichiatriche?
Giochi di Stato malattie sociali
Servono subito strumenti adeguati per i sindaci

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un incremento della pubblicità - su reti nazionali e locali - di giochi a premio di vario tipo. L'interesse dello Stato è, evidentemente, quello di incassare le imposte applicate alle giocate; denaro che entra nelle casse pubbliche e che concorre al funzionamento di scuole, ospedali, trasporti, ecc., ovvero per tutti quei beni e servizi di interesse generale e per il benessere comune.
Più sinteticamente: lo Stato raccoglie il denaro anche grazie ai giochi a premio (mezzo) per la prosperità dei cittadini (scopo).
Tuttavia, in questo caso specifico, il mezzo potrebbe "interferire" con gli obiettivi che si intendono raggiungere, nel momento in cui l'entità dei danni determinata dallo strumento di "profitto" supera i benefici ottenuti.
Partiamo dalle cifre che ruotano intorno al mondo dei giochi e delle scommesse. Le ultime statistiche ci dicono che in media ogni italiano, tra lotto, slot e simili, spende circa 800 euro all'anno. Secondo l'Eurispes il 78% degli italiani ha la passione per il gioco e 1 milione e trecentomila italiani sono addirittura a rischio dipendenza, giocano più di tre volte a settimana e spendono almeno 600 euro al mese.
La raccolta complessiva è nell'ordine di decine di miliardi di Euro e in continuo aumento. Tuttavia, lo Stato non è il solo a trarre profitto dai giochi a premio, difatti oltre alla quota che spetta ai vincitori la gran parte dei soldi movimentata finisce nelle casse degli intermediari, cioè delle società concessionarie che gestiscono quotidianamente il volume delle scommesse.
Sotto un profilo sociale, il gioco d'azzardo diviene spesso un costo enorme per lo Stato, poiché sono oramai accertati i danni che la "dipendenza" da esso inevitabilmente provoca.
È bene precisare, subito, che qualunque gioco in cui siano previsti versamenti e vincite in denaro può diventare "d'azzardo"; ciò dipende dalla psicologia del giocatore, ovvero dalla sua capacità di porre un limite al numero delle giocate o all'entità delle cifre puntate.
Diversi studi internazionali sono arrivati alla conclusione che i costi delle derive patologiche del gioco d'azzardo vanno ricercati in più aree, tra le quali le relazioni intime (correlate a crisi economiche, separazioni, problemi con i figli), gli sconfinamenti nell'illegalità e il ricorso al prestito usuraio, sono chiaramente quelle più delicate.
I reati in cui il giocatore "incallito" più facilmente può imbattersi sono i piccoli furti, la frode, la falsificazione della firma, l'appropriazione indebita, tutti fenomeni delinquenziali che talvolta non risparmiano neanche le donne.
Sotto il profilo più strettamente sanitario, il giocatore patologico incorre spesso in periodi di profonda depressione, di forte nervosismo, di paura, di rischio di suicidio, di assunzione di farmaci per malesseri secondari al gioco d'azzardo ed altri sintomi correlati allo stress, quali difficoltà di memoria e concentrazione, disordini intestinali, emicrania, etc..
È è solo una breve sintesi su un argomento trattato da numerosissimi studi internazionali, ma dovrebbe tuttavia essere sufficiente per formulare con cognizione di causa la domanda: è giusto che lo Stato incentivi un'attività che può provocare insidiose patologie neuropsichiatriche ai propri cittadini, per far "cassa" in un periodo di crisi?

Salvatore Scino
vice presidente del Consiglio comunale

Risponde Tino Bedin

Il Partito Democratico ha da tempo proposto di controllare dal punto di vista legislativo un fenomeno che si è lasciato crescere nelle tabaccherie o nel bar sotto casa, comprando un "Gratta e vinci" o giocando alle slot machine. Più recentemente e ancor più subdolamente hanno preso piede i giochi on line.
In Veneto, su iniziativa del consigliere regionale Claudio Sinigaglia, il Partito Democratico regionale ha presentato un progetto di legge per la prevenzione e il trattamento del gioco d'azzardo patologico. Tra gli interventi previsti una rete operativa tra forze dell'ordine, associazione di categoria, enti locali e Usl per monitorare il gioco d'azzardo e promuovere azioni preventive; ancora: campagne informative e un numero verde, a disposizione delle famiglie, per fornire i primi orientamenti di fronte all'insorgenza di una dipendenza.
Uno dei punti essenziali è una maggiore capacità di intervento per le amministrazioni comunali. A Padova, ad esempio, il Comune ha imposto limiti utilizzando regolamenti comunali sulla distanza minima di slot machine da parrocchie e luoghi di aggregazione. Ma si tratta di armi "leggere". I sindaci dovrebbero avere la possibilità di fare ordinanze specifiche, anche perché il 10 per cento del fenomeno è già in mano alla criminalità organizzata.
I sindaci sono sempre più preoccupati. Proprio in queste settimane è in prima linea il sindaco di Loreggia Fabio Bui: . "Lo Stato non può incentivare il gioco e poi aprire gli ospedali per curare la gente; è un controsenso enorme". Per questo chiama a raccolta tutte le istituzioni coinvolte, a cominciare dall'Usl Alta Padovana, che ha già attivato in via sperimentale il "Progetto due di picche" per trattare i pazienti con Gap (Gioco d'Azzardo Patologico). L'aiuto offerto dal Sert comprende percorsi educativo-motivazionali, supporto psicologico, terapia farmacologia, sostegno familiare, intervento sociale o l'invio a una struttura adeguata.
Ma è al legislatore che occorre guardare: solo che intanto gli italiani hanno votato in modo che non ci sia né un parlamento per legiferare né un governo per amministrare.

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13-di-005
6 marzo 2013
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Tino Bedin