Il Parlamento visto da dentro:
1. Come possono i suoi componenti - a poche settimane dallo scioglimento delle Camere -cambiare le regole elettorali e consentire la libera scelta dei propri rappresentanti da parte dei cittadini, sapendo che qualunque modifica spostanziale che apporteranno alle regole in vigore, impedirà o metterà in forte dubbio la loro rielezione?
Tra di essi ci sono le centinaia di parlamentari inadeguati e impresentabili scelti in particolare da Berlusconi e da Bossi i quali dovrebbero cercarsi una nuova sistemazione, i condannati, coloro che hanno pendenze rischiose con la giustizia, e i numerosi responsabili e competenti che in questo bailamme potrebbero rischiare quanto i primi.
2. Con quanta disponibilità effettiva le dirigenze dei partiti modificheranno sostanzialmente la legge (impostaci da Berlusconi, Bossi, Calderoli, Casini…), sapendo che dopo le elezioni non arriveranno più parlamentari scelti da loro, e quindi taciti e ossequienti, ma per ora incerti o sconosciuti?
3. Come possono i partiti accordarsi per modificare la legge alla vigilia delle elezioni, se ciascuno di essi, anche sulla base dei sondaggi pensa a norme per la sua riuscita e a danno degli altri, molto meno alla governabilità e stabilità del Paese?
Il Parlamento visto da fuori:
I cittadini, invece, chiedono uno scatto finale, un atto di forza dei parlamentari per il recupero della preminenza dell'interesse generale dei cittadini e non di quello di alcuni o di alcuni clan.
Se non ne saranno capaci, si accentueranno dei fenomeni già gravi: il distacco ulteriore dalla democrazia e dalla vita politica e l'astensionismo ancora più elevato dei cittadini, il voto dato da tanti elettori a figure sgangherate e a movimenti protestatari privi di proposte costruttive, il rischioso intreccio fra crisi economica e reazione sociale!
Allora, proviamo noi cittadini uniti al Presidente della Repubblica, alle associazioni, ai sindacati, alle associazioni di categoria, a fare scattare un impetuoso e civile scatto di indignazione. Andiamo in centinaia di migliaia a manifestare pacificamente ma con determinazione davanti a Montecitorio e a palazzo Madama; i giornali aiutino con una martellante campagna di stampa, i sindacati mobilitino i lavoratori; gli studenti si associno, i Consigli provinciali e comunali sostenuti da Anci e Upi deliberino un atto per esercitare pressione politica.
Perché il Parlamento è centrale nella nostra democrazia parlamentare.
Perché il Parlamento è origine e legittimazione delle nostre leggi, del governo dello Stato, del Presidente della Repubblica e di molto altro.
Perché chiediamo la restituzione di un diritto costituzionale: la scelta dei nostri rappresentanti!
Dino Scantamburlo ex deputato
Risponde Tino Bedin
C'è da sempre una discussione su quale sia il momento migliore in cui il Parlamento decide sulle regole elettorali. Io sono tra coloro che sostengono che i cambiamenti elettorali dovrebbero essere decisi entro il primo anno di una Legislatura: si è freschi dell'esperienza di una campagna elettorale, con bene in mente quello che dicono i cittadini; c'è abbastanza tempo davanti per non pensare al proprio destino futuro, che magari si immagina affidato anche al personale impegno parlamentare.
Ci sono quelli - e sono di solito la maggioranza e quindi quelli che vincono - che sostengono che la legge elettorale va modificata all'ultimo momento. La giustificazione "nobile" è che altrimenti delegittimi il Parlamento in carica: se riconosci che le regole con cui sei stato eletto non erano proprio buone, anche la tua elezione perde di valore. La giustificazione "vera" è che appena hai regole nuove per votare cresce la tentazione e la spinta in chi è "fuori" a prendere il tuo posto. Io resto della mia opinione. Anzi l'ho rafforzata. Se avessimo avuto belle e pronte le nuove regole elettorali, forse avremmo potuto risparmiarci questo governo "tecnico" che - aggravando la già precaria situazione di molte famiglie - ha accresciuto il distacco verso i partiti, che pure settimana dopo settimana hanno alzato la mano per approvare le decisioni dei "tecnici", molto spesso non condividendole, assumendosene il peso elettorale.
Tant'è, così è andata. Adesso bisogna proprio cambiare le regole. Bisogna farlo per salvaguardare l'onore politico e civico dei parlamentari, quelli "numerosi responsabili e competenti", come li chiama Dino Scantamburlo, che devono conquistarsi non tanto la rielezione, ma piuttosto la stima sociale che cialtroni e arraffoni hanno quasi azzerata.
Quanto alla bontà e all'efficacia di una legge elettorale scritta in queste condizioni, temo che non saranno proprio sufficienti. I cittadini hanno bisogno di rappresentanza e governabilità: due esigenze che non è facile soddisfare contemporaneamente ed una legge elettorale è tanto più buona quanto più risponde a questa sfida. Però si faccia una legge nuova. E poi la si cambi subito nel nuovo Parlamento. Perché a togliere legittimità ad un Parlamento non è mai stata una legge elettorale, ma le sue scelte e le sue leggi.
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