Farmaci generici
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 30 luglio 2012

La spending review: tagli lineari della spesa farmaceutica
Perplessità sulla spinta coercitiva del governo
alla prescrizione dei farmaci generici

Procedura adottata o incoraggiata nella maggioranza dei paesi europei

Cari Onorevoli, Senatori e Deputati. I tagli sulla spesa sanitaria e farmaceutica sono pesanti, coercitivi e classisti, perché dividono gli utenti (non oso più chiamarli pazienti) in due categorie, gli abbienti dagli incapienti. Le conseguenze sull’occupazione nel settore farmaceutico (produttivo industriale, ricerca e lavoro dipendente) sono e saranno ancor più tremende.
Vi esprimo le mie perplessità a proposito della spinta coercitiva che lo Stato (Ministro Balduzzi) ha impresso sulla prescrizione dei farmaci generici.
Sono approdate sul mercato farmaceutico molte nuove aziende farmaceutiche, spuntate come funghi e senza esperienza di ricerca. Sfruttano, a loro favore,le fatiche e le risorse della ricerca fatte da altri e non mettono in campo la loro faccia: non hanno bisogno di informatori, né di campagne di informazione, solo una costante, pressante presenza c/o le farmacie. A seconda delle spinta promozionale (??) sono messi in vendita molti prodotti generici, in continuo ricambio di prezzo e con tanta confusione da parte degli utenti (ah i colori delle scatolette!). Talora compaiono improvvisamente “farmaci generici fantasma” che abbassano il prezzo di quelli già in commercio, con un ricarico di spesa sugli utenti; ma poi risultano introvabili in farmacia.
Se in ogni caso l'utente si paga la differenza in prezzo del farmaco “di marca” sul generico, perché tanta enfasi da parte del Ministero della Salute e del Governo? Perché non si strappa alle aziende farmaceutiche un prezzo europeo e si "calma" il mercato, altrimenti drogato e rivoltato al ribasso? (mi vengono in mente tristi episodi di prodotti alimentari adulterati: vino, latte, carni ...). Perché lo Stato non preferisce, per legge, fissare il prezzo alla scadenza del brevetto del farmaco di marca: si fissa per decreto il taglio del 25-30% del prezzo del farmaco, dopo 20-25 anni di mercato. E si salvano le aziende titolari della ricerca e il lavoro dipendente?
Con la spending review, che non ho dubbi trattarsi di manovra da “economia di guerra”, all’art. 15 si dice: «Il medico che curi un paziente, per la prima volta, per una patologia cronica, ovvero per un nuovo episodio di patologia non cronica, per il cui trattamento sono disponibili più medicinali equivalenti, è tenuto ad indicare nella ricetta la sola denominazione del principio attivo contenuto nel farmaco». «L'eventuale prescrizione di uno specifico medicinale tra quelli equivalenti deve essere giustificata dal medico con sintetica motivazione scritta».
Da MMG, avanti in età e un po’ tardo, quando curo un paziente per una patologia cronica, per la prima volta, cosa si vuol esattamente dire? È un ossimoro in termini!
Il medico poi dovrà eventualmente giustificare la prescrizione del farmaco di marca con una sintetica motivazione scritta. Vi va bene se giustifico la prescrizione in ricetta rossa con la dicitura: ”prescrivo il farmaco di marca, per "Costrizione di Stato Somaro"? A me va bene, a voi pure?
Il ministro Balduzzi, avvocato, sarà anche “esperto di diritto costituzionale della salute e di diritto sanitario” ma in fatto di economia del farmaco, secondo me, ha preso un granchio. Non risparmierà un bel niente. È già tutto a carico degli utenti. Con buona pace di Adusbef e Federconsumatori, comprimari dello Stato: avvocati azzeccagarbugli, come fanno a non capire?. Non state tutelando i diritti dei vostri utenti e nostri “pazienti”.

Gastone Zilio
medico di Medicina generale

Risponde Tino Bedin

L'esperienza di Gastone Zilio ed il rispetto che egli ha per i suo pazienti (che considera prima di tutto cittadini e non utenti) sono alla base di quste perplessità che vanno prese in seria considerazione. Esse sono valide anche nel testo finale del provvidimento che ha corretto (o forse peggiorato) la disposizione commentata dal Dr. Zilio. Il testo finale contiene per il medico "la facoltà di indicare altresì la denominazione di uno specifico medicinale a base dello stesso principio attivo". Tale indicazione sarà vincolante per il farmacista "ove in essa sia inserita, corredata obbligatoriamente di una sintetica motivazione, la clausola di non sostituibilità".
Come si legge, la sostanza non cambia, anche se l'innovazione è stata presentata come una "retromarcia" del governo.
Detto questo, mi pare che sia utile confrontare il comportamento italiano sulla materia con altri comportamenti. Ad esempio, nel 2011 la spesa farmaceutica territoriale (tra farmaci di classe A e C con ricetta e automedicazioen) per i generici ha visto il 10 per cento venduto con il nome del principio attivo in Italia (il 90 per cento sono farmaci a brevetto scaduto venduti con nome di fantasia), contro il 40 per cento della Germania e Inghilterra, il 25 del Portogallo e il 23 della Spagna. Secondo un rapporto dell'Austrian Health Institute, tra i 27 paesi dell'Unione Europea, 22 paesi incoraggiano i medici a prescrivere il principio attivo del farmaco, mentre in Estonia, Lituania, Portogallo e Romania è obbligatorio. In particolare, in 23 paesi dell'Ue le assicurazioni socio-sanitarie o i sistemi sanitari hanno introdotto delle linee guida di prescrizione per i generici, e per 9 Stati queste linee guida sono obbligatorie.
Non necessariamente i comportamenti più diffusi sono quelli più giusti e più equi. Pongono però almeno dei dubbi sui nostri comportamenti.

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12-di-009
5 agosto 2012
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Tino Bedin