Patologia oncologica di massa
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 6 gennaio 2012

L'inquinamento dell'ambiente importante cofattore dell'espressione della malattia neoplastica
Quella oncologica è una patologia di massa
Il tumore deve diventare sempre più un problema di comunità


Carissimi Onorevoli, mi sorprendono sempre la sensibilità e l'umanità degli Amministratori Medici locali e regionali indulgenti alle esigenze della produzione industriale, garantisti sull'occupazione e così poco appassionati al diritto alla salute di tutti i propri cittadini: va bene essere attenti alle necessità economiche di alcune migliaia di persone (è doveroso e ne siamo tutti consapevoli, visto l'attuale rovescio economico) ma le condizioni di salute, e nello specifico il rischio di ammalare di cancro, sono considerate attualmente una criticità nel Nord Italia, nel Veneto e nella Bassa. Questo alla luce dell'elaborato da Airtum e da Aiom, una fotografia della situazione oncologica in Italia, definita "una patologia di massa" (I numeri del cancro in Italia 2011) e presentato il 6 dicembre 2011 presso il Ministero della Salute.
"Quella oncologica è una patologia di massa
"Il numero di malati di cancro in Italia è in netto aumento, data la copresenza di una serie di fattori che vanno dall'invecchiamento demografico, all'avanzamento e alla maggiore diffusione delle tecniche diagnostiche, alla migliorata efficacia dei trattamenti. Quella oncologica e una patologia di massa.
"I dati ISTAT indicano che i decessi per tumore nel 2007 sono stati circa 172.000 degli oltre 572.000 decessi verificatisi in quell'anno. Nell'area dell'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), si stima che nel 2011, in Italia, i decessi causati da tumore saranno circa 174.000 (98.000 fra i maschi e 76.000 fra le femmine).
I tumori sono la seconda fra le cause di morte (30% di tutti i decessi) dopo il gruppo delle cause cardiocircolatorie (39%). Il peso dei tumori è più rilevante tra gli uomini, dove causano lo stesso numero di decessi delle cause cardiocircolatorie (35%) rispetto alle donne dove rappresentano il 23% dei decessi.
Tra gli uomini il tumore del polmone risulta la prima causa di morte oncologica in tutte le fasce di età, rappresentando il 17% dei decessi tra i giovani (0-49 anni), il 31% tra gli adulti (50-69 anni) e il 27% tra gli ultrasettantenni. Tra le donne il tumore che si colloca al primo posto in termini di mortalità in tutte le fasce di età è il tumore della mammella, che rappresenta il 30% dei decessi tra le giovani, il 20% tra le adulte e infine il 13% tra le donne in età superiore a 70 anni.
Il rischio di morire per tumore nel corso della vita interessa un uomo ogni 3 e una donna ogni 6".
E finalmente si indica l'inquinamento dell'ambiente come un importante cofattore dell'espressione della malattia neoplastica.

Gastone Zilio
medico di Medicina generale

Risponde Tino Bedin

Nell'aprile del 2009 la Camera dei Deputati ha organizzato un confronto istituzionale sul tema "Tumore: una patologia sempre più cronica e di massa", partendo dai risultati di una ricerca condotta dal Censis in collaborazione con Favo, e con la partecipazione di Aiom, Airo e Inps, volta a delineare i tratti principali della risposta sanitaria ai bisogni assistenziali dei malati di tumore.
La consapevolezza del Parlamento quindi c'è. Stupirebbe del resto il contrario, visto che che nel periodo 1998-2008 circa il 57% delle inabilità pensionabili accolte dall'Inps nei confronti dei lavoratori assicurati presso l'Istituto è ascrivibile a patologie tumorali e che dal 2005 queste patologie sono al primo posto tra le cause di riconoscimento, avendo per la prima volta superato numericamente e percentualmente quelle ascrivibili alle malattie del sistema circolatorio.
Ci sono quindi anche ricadute sul sistema complessivo di welfare che esigono una risposta. Risposta che in buona parte non c'è.
Anche in questo campo, la comunità nel suo insieme non è all'altezza dei risultati della medicina. Quello che avviene con la longevità, si registra anche per la malattia oncologica.
Giuseppe De Rita, commentando una ricerca del Censis, ha recentemente osservato: "I progressi nelle cure per il cancro consentono di rientrare più rapidamente nella vita, e i pazienti lo fanno adattandosi a convivere con molti malesseri, difficoltà psicofisiche, mentre il peso dell'aiuto è quasi tutto familiare, così i costi legati al reinserimento più rapido nella vita sono tutti sulle spalle del singolo e di chi lo segue da vicino (quasi sempre un familiare); dobbiamo invece valorizzare quello che la medicina, la sanità consente, combattere il tumore provando a riprendere la vita, e per fare questo ci vuole un sociale all'altezza, che affianca, accompagna pazienti e familiari". Non è ancora così, spiega ancora De Rita: "Il tumore è sempre più una patologia di massa, per il numero di persone coinvolte, oltre 2,3 milioni di pazienti, oltre 1,6 milioni di caregiver e poi altri familiari, parenti, amici, volontari, operatori sanitari, un vero e proprio popolo ormai molto significativo in termini numerici; ed è patologia di massa per gli ambiti toccati, che vanno molto oltre il sanitario, con i servizi sociali, il mondo del lavoro, le tutele, ecc. Oggi sempre più pazienti con tumore vanno oltre la fase acuta e rientrano abbastanza tempestivamente nella vita sociale e al lavoro, quindi abbiamo sempre più bisogno di forme di supporto prolungate nel tempo. Insomma, il tumore deve diventare sempre più un problema di comunità; la buona sanità è essenziale, ma non basta più".

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12-di-004
14 aprile 2012
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Tino Bedin