COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Nuovi obiettivi sociali per i Paesi impoveriti
Anche finanziando ospedali e scuole
si crea sviluppo

Va superato definitivamente il rapporto economicistico

Nella seduta antimeridiana di martedì 18 marzo il Senato ha esaminato ed approvato il disegno di legge per la "Concessione di prestiti garantiti dallo Stato a favore della Poverty Reduction and Growth Facility (PRGF) del Fondo Monetario Internazionale". Si tratta di un capitolo della cooperazione italiana allo sviluppo attraverso organism internazionali.
Le posizioni del gruppo Margherita-L'Ulivo sono state illustrate e sostenute dal senatore Tino Bedin, capogruppo e segretario della Commissione per le Politiche dell'Unione Europea. Riportiamo il testo della dichiarazione di voto finale.

dichiarazione di voto di Tino Bedin senatore di Margherita-L'Ulivo

Comincio con il ringraziare il relatore e il sottosegretario. Li ringrazio per quello che hanno detto, ma del sottosegretario sottolineo il desiderio di discutere per un'intera giornata dell'aiuto pubblico allo sviluppo ed in particolare della riduzione del debito ai paesi impoveriti. È la ragione per cui l'Ulivo in Commissione ha chiesto che se ne discutesse in Aula.
Siamo convinti (ed è la prima delle ragioni del voto favorevole del Gruppo della Margherita-l'Ulivo) che questo tipo di discussione ci riguardi: riguarda il nostro presente e il nostro futuro; non è solo una discussione sul nostro modo di fare politica estera, è una discussione sul nostro essere oggi in Italia, in Europa, perché le condizioni di crescita sociale ed economica e le condizioni di sicurezza all'interno del nostro Paese passano anche attraverso questo strumento.
Il Gruppo Margherita-L'Ulivo voterà a favore di questo disegno di legge, anche perché esso rappresenta un altro dei modi in cui l'Italia partecipa alla restituzione di risorse ai Paesi impoveriti negli ultimi trent'anni.
Un'altra ragione del nostro voto favorevole è che con questo disegno di legge il Senato prende atto che è definitivamente superato lo strumento dell'agevolazione e dell'aggiustamento strutturale avanzato (ESAF) che imponeva ai Paesi le politiche economiche di aggiustamento strutturale. L'ESAF è ora sostituita dalla "Agevolazione per la crescita economica e la riduzione della povertà" (PRGF), di cui abbiamo finora parlato, che prevede obiettivi sociali accanto a quelli economici e la partecipazione della società civile nell'elaborazione dei programmi di riforma, accogliendo così due delle principali richieste di Parlamenti, di chiese, di organizzazioni non governative di tutto il mondo.
Noi valutiamo con attenzione e con favore il cambiamento operato dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale. Riteniamo che tale scelta non solo voglia indicare la raggiunta convinzione della assoluta necessità di inserire la dimensione sociale degli obiettivi di sviluppo, ma implichi anche il riconoscimento dell'inadeguatezza e del frequente fallimento delle politiche di aggiustamento strutturale.
Accompagniamo il nostro voto favorevole con un impegno, contenuto nell'ordine del giorno presentato dal collega Martone, a cui abbiamo aggiunto anche le firme mia e dei colleghi Giaretta e Toia, poiché riteniamo importante, anzi necessario, un continuo controllo parlamentare.
Rimangono infatti da chiarire alcuni punti nella nuova PRGF e nelle dichiarazioni dei responsabili della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. In particolare, bisogna fare in modo che i nuovi obiettivi sociali rivoluzionino l'approccio precedente e non siano solo una condizionalità in più aggiunta alle precedenti. Occorre cioè che i Paesi vengano giudicati per i risultati economici e sociali che otterranno e che non vengano loro imposti dall'esterno i programmi di un tempo, cui si dovranno aggiungere anche gli impegni di politica sociale.
Analogamente bisogna precisare i criteri di coinvolgimento della società civile, per ottenere la partecipazione alla elaborazione dei programmi. Sottolineo con preoccupazione tuttavia che viene mantenuto il paradigma che ritiene la riduzione della povertà realizzabile solo attraverso la crescita, cioè l'aumento del reddito nazionale e del prodotto interno lordo.
La relazione tra le due grandezze purtroppo non è affatto scontata. In molti Paesi del Sud del mondo si sono verificati, con l'applicazione delle politiche di aggiustamento strutturale, aumenti del reddito nazionale contemporaneamente ad un aumento delle povertà. Il reddito della fascia più ricca può aumentare e contemporaneamente può ridursi quello della fascia più povera, di solito più numerosa. Gli uomini e le donne che sopportano il peso del debito nei Paesi più poveri, un debito di cui spesso sono titolari senza averne mai beneficiato, hanno bisogno di finanziare con urgenza scuole e ospedali, con le proprie risorse nazionali e con l'aiuto internazionale, per poter disegnare il proprio autonomo sviluppo umano.
Ogni ritardo - per questo ho insistito sulla lunghezza dei tempi con cui è arrivati alla approvazione - che noi procuriamo viene pagato in vite umane. Noi ci auguriamo che il nostro voto di questa mattina riduca il costo di vite umane della povertà.

18 marzo 2003

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21 marzo 2003
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