COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Anche in questo caso l'Italia sceglie di fare da sola
Contro l'immigrazione,
poliziotti nelle ambasciate italiane
invece che in Europol

Eppure Berlusconi ha sottoscritto l'accordo di un'azione comune

Nel corso del dibattito al Senato sulle nuove norme per l'immigrazione, il senatore Tino Bedin è intervenuto nella mattinata di giovedì 11 luglio sull'articolo 36, completando le valutazioni sugili aspetti non solo italiani ma europei, che aveva svolte in riferimento all'articolo 36.. Riportiamo il commento del senatore Bedin e sotto il testo dell'articolo 36 per documentazione.

commento di Tino Bedin
segretario della Giunta per gli Affari europei

L'articolo 36 della legge del governo Berlusconi sull'immigrazione conferma l'interpretazione dell'articolo 35 avevo dato nel corso della dichiarazione di voto su quell'articolo. Si conferma ancora un fatto: in tema di controllo dei flussi migratori, il governo Berlusconi dice una cosa all'opinione pubblica, dice una cosa in sede europea, ma poi in Parlamento, quindi nelle decisioni che contano, ne fa un'altra. L'articolo 36 prevede, infatti, che il Ministero dell'interno, d'intesa con il Ministero degli esteri, possa inviare presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari italiani nel mondo, funzionari della polizia di Stato in qualità di esperti; dove è la conferma della volontà dell'Italia di andare sempre per la propria strada in tema di immigrazione.
Proprio questa mattina all'Aia è in discussione, con una relazione del responsabile italiano di questa struttura, il rafforzamento di Europol, con una revisione della Convenzione, destinata a potenziare questo istituto di intelligence e di analisi delle polizie europee. Si tratta di un organismo che, fra i propri compiti istituzionali, ha quello del contrasto della tratta di esseri umani. Sappiamo che il fenomeno dell'immigrazione clandestina ha in tale commercio uno dei suoi aspetti più rilevanti dal punto di vista dell'illegalità, non solo per quanto riguarda le leggi sull'immigrazione ma anche per un insieme di leggi sui diritti umani.
Sappiamo che la struttura operativa di Europol non è ancora completa dal punto di vista degli organici. Quindi, il contributo che eventualmente l'Italia può offrire al contrasto della tratta degli esseri umani, e direttamente al freno dell'immigrazione clandestina, dovrebbe avvenire all'interno di Europol.
Ciò non accade. L'Italia sceglie, ancora una volta, di rafforzare le proprie strutture nazionali mentre dichiara di essere europea. Ciò non va solo contro quanto sta avvenendo in queste ore all'Aia, ossia la discussione del rafforzamento di Europol, ma va anche contro quanto il Governo Berlusconi, rappresentato nella sua fisicità dal Presidente del Consiglio nella veste di Ministro degli esteri, ha sottoscritto al recente Consiglio europeo di Siviglia, che il presidente spagnolo Aznar ha voluto principalmente dedicare al tema dell'immigrazione.
Certamente perchè questo è un tema sul quale l'opinione pubblica dell'Unione è attenta, ma probabilmente anche perchè Aznar ha avuto bisogno di concludere con un argomento di tipo propagandistico la sua presidenza che, al di là delle buone intenzioni, non ha prodotto grandi risultati, forse anche perché accompagnata dallo svolgimento di elezioni in numerosi Paesi dell'Unione europea.
Al recente Consiglio europeo di Siviglia, sul piano del contrasto dell'immigrazione clandestina, sono state assunte decisioni che il governo non sostiene operativamente in questa legge. A Siviglia è stata prevista anzitutto l'istituzione immediata - nel documento è scritto "al più presto" - nell'ambito del Consiglio di un organo comune di esperti delle frontiere esterne, composto dai capi dei servizi di controllo alle frontiere degli Stati membri e incaricato di coordinare l'intero processo.
Se la maggioranza avesse accettato di migliorare in Senato la normativa in esame, questa avrebbe potuto essere l'occasione per dotare il nostro Paese di uno strumento per intervenire nel senso della decisione sottoscritta da Berlusconi all'ultimo Consiglio dell'Unione Europea.
A Siviglia è stato deciso, inoltre, che entro il 2002 sarà data attuazione ad operazioni comuni alle frontiere esterne; in base all'articolo 35 di questa legge, poco fa approvato, l'Italia costituisce invece una propria direzione centrale per le polizie di frontiera. Inoltre, sempre secondo le decisioni di Siviglia, entro il 2002 dovrebbe essere creata una rete di funzionari di collegamento, competenti sull'immigrazione negli Stati membri; con l'articolo 36 il governo invia propri esperti nelle sedi consolari e diplomatiche, anziché nelle sedi europee.
Infine, entro il 2003 è prevista l'elaborazione di un modello comune di analisi per giungere a una valutazione comune e integrata dei rischi. Questo è un compito tipico, statutario di Europol, ma anziché rafforzare la presenza italiana a L'Aia e a Roma, in Europol, il Governo decide di rafforzare soltanto le proprie strutture diplomatiche e consolari. Anche in questa maniera si dice una cosa e se ne fa un'altra; si fa propaganda, non si fa pubblica amministrazione.

Il testo dell'articolo 36
Art. 36.
(Esperti della Polizia di Stato)

1. Nell'ambito delle strategie finalizzate alla prevenzione dell'immigrazione clandestina, il Ministero dell'interno, d'intesa con il Ministero degli affari esteri, può inviare presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari funzionari della Polizia di Stato in qualità di esperti nominati secondo le procedure e le modalità previste dall'articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18. A tali fini il contingente previsto dal citato articolo 168 è aumentato sino ad un massimo di ulteriori undici unità, riservate agli esperti della Polizia di Stato, corrispondenti agli esperti nominati ai sensi del presente comma. 2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, determinato nella misura di 778.817 euro per l'anno 2002 e di 1.557.633 euro annui a decorrere dall'anno 2003, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2002-2004, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2002, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.

11 luglio 2002

VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE | STAMPA LA PAGINA | VAI A INIZIO PAGINA


20 luglio 2002
ci-010
home page
scrivi al senatore
Tino Bedin