CONSELVANO
Non c'è proprio nulla da rimpiangere
Il dopo-Outlet a Conselve:
investire sulle produzioni del Conselvano

La rinuncia al progetto dimostra come esso non fosse radicato nel territorio

intervista a Tino Bedin senatore del Conselvano

Rimpiangeremo l'Outlet a Conselve? «Tra fantasie perdute e disgrazie annunciate c'è effettivamente chi vuole farci rimpiangere l'Outlet», risponde il senatore Tino Bedin, parlamentare dell'Ulivo nel Conselvano, che è stato tra i pochi politici che ha fin dall'inizio preso posizione contro l'insediamento dell'Outlet nella zona industriale di Conselve. Spiega il senatore Bedin: «Ora che è stato finalmente archiviato nel Conselvano il progetto di un villaggio artificiale, fatto di "case di moda" e percorso da milioni di consumatori provenienti da tutto il Nordest, c'è chi si ostina a rappresentarlo come il "paradiso perduto" dello sviluppo, tanto da prevedere disgrazie per gli increduli e gli infedeli: al posto dell'Outlet avrete un centro commerciale come tanti altri, brutto, e con tutto il suo traffico».

Davvero non c'è proprio niente da rimpiangere per la mancata realizzazione di questa struttura commerciale?
«Il saldo finale dell'insediamento non sarebbe stato positivo. La nuova viabilità, comunque necessaria, sarebbe diventata subito insufficiente per i milioni di auto che l'avrebbero intasata. L'unica "fantasia competitiva" messa in campo (e tuttora sostenuta) dai favorevoli è quella dell'occupazione. Esperienza e buon senso dimostrano che anche il dare-avere in posti di lavoro nel commercio sarebbe stato negativo, probabilmente già nella ristretta area del Comune di Conselve, di sicuro nell'area più vasta del Conselvano e del Sud di Padova. Se uno degli obiettivi della grande distribuzione è la riduzione del costo del lavoro, non vedo come questo si possa realizzare se non diminuendo complessivamente le persone occupate».

Non può tuttavia negare che avremmo avuto nel Conselvano un investimento significativo?
«L'investimento immobiliare, secondo quanto afferma la società interessata, resta in piedi, quindi il minacciato "rimpianto" riguarda la finalità dell'investimento. Osservo in proposito che si trattava di una destinazione per nulla legata al territorio, alle sue caratteriste e alla sua vocazione. Si trattava di investimenti legati alla "moda", quella finanziaria del momento, che possono essere dirottati senza particolari difficoltà verso altri settori. Lo si è sperimentato ancor prima che l'Outlet di Conselve aprisse. Io inviterei a riflettere sul fatto che il progetto è stato definitivamente archiviato quando è apparso chiaro che la stagnazione economica delle famiglie italiane è di lunga durata, tanto che anche le "firme" della moda devono prevedere "saldi" nelle normali catene distributive. Se anche nei negozi tradizionali lo sconto arriva per lunghi periodi dell'anno al 40 per cento, viene meno una delle ragioni di concorrenza dell'Outlet».

Lei, senatore Bedin, vuol dire che l'accantonamento del progetto nasce da una valutazione commerciale e non solo dalle difficoltà incontrate?
«Credo che l'analisi delle ridotte capacità di spesa delle famiglie nei settori non fondamentali abbia inciso nella valutazione complessiva della società. Ufficialmente l'Outlet non si fa perché la viabilità non lo consente, ma non lo consentiva neppure quando il progetto era stato presentato. Gli imprenditori avevano investito su un'idea, nella convinzione che gli enti pubblici avrebbero seguito. Non è stato così. Al di là delle parole non si è mosso niente: né la viabilità locale né quella autostradale hanno visto adeguamenti. Si erano invece mossi i cittadini di Conselve: l'unica volta in cui hanno potuto dire la loro, cioè alle elezioni municipali, hanno licenziato il sindaco che voleva l'Outlet ed hanno promosso una lista per i cui componenti l'Outlet era un'eredità di cui avrebbero fatto volentieri a meno».

Nessun rimpianto, dunque. Comunque ci sarà un insediamento commerciale. Le sembra un grande risultato?
«È questa la prospettiva rimasta in piedi: c'è una licenza per un centro commerciale, ci sono degli investimenti fatti in base alla licenza. Se sorgerà davvero un centro commerciale, esso farà concorrenza a quelli che ci sono a Piove di Sacco e a Monselice. Sul piano del traffico ciò non determinerà certo gli spostamenti che avrebbe comportato l'Outlet. Si tratterà di traffico locale, già oggi attivato nel Conselvano appunto nelle direzioni di Piove e di Monselice. Si acuirà invece l'altro elemento per cui l'Outlet già rappresentava un rischio: l'impoverimento commerciale dei centri abitati non solo di Conselve. Questo è il rischio che occorre affrontare insieme. Si può e si deve verificare se i legittimi interessi dei proprietari dell'area possono essere soddisfatti con qualche progetto innovativo».

Lei, senatore Bedin, vuole dire che il centro commerciale tradizionale non è l'unica maniera per dare soddisfazione agli imprenditori e al territorio conselvano?
«Il Conselvano ha avuto la lungimiranza di darsi un suo strumento di sviluppo, la Cosecon. Ora Cosecon può limitarsi a fare da immobiliare pubblica, è una delle sue missioni. Può anche mettere al primo posto la sua capacità progettuale sullo sviluppo del Conselvano; anche questa è una delle sue missioni. Mettendo insieme le capacità infrastrutturali di Cosecon, l'esperienza commerciale di Prada Holding, la progettualità imprenditoriale della piccola e media impresa artigiana ed agricola del Conselvano si potrebbe ad esempio creare una cosa che non c'è, non sostitutiva del tessuto commerciale esistente, ma volano dell'economia del territorio. Penso ad un centro-vetrina delle produzioni locali; fare stabilmente, in grande ed imprenditorialmente quello che si fa annualmente a Conselve per la Fiera di Sant'Agostino. L'Unione provinciale artigiani conselvana ha le competenze. La cantina sociale ha già imboccato la strada della modernizzazione e potrebbe essere il partner agroalimentare di questa impresa».

15 marzo 2004


2 aprile 2004
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